lunedì 19 dicembre 2011

L'Abbraccio


La ragazza era di pessimo umore.
Aveva tutte le sue spine fuori, proprio come un porcospino tormentato da un cane.
Troppi compiti a casa, troppe interrogazioni, troppo tutto... ecco!
La madre le ripeteva la solita predica, con ragionamenti, spiegazioni e raccomandazioni.
La ragazza si fece ancora più scura.
Poi guardò la madre dritta negli occhi e scandì:
«Mamma, sono stanca e stufa delle tue prediche.
Perché invece non mi prendi tra le tue braccia e mi tieni stretta?
Nessun consiglio potrà mai farmi altrettanto bene!».
La madre rimase a bocca aperta.
Gli occhi della figlia imploravano un abbraccio.
Con la voce rotta dalla voglia di piangere, disse:
«Vuoi... vuoi che ti abbracci?
Ma lo sai che anch'io... anch'io voglio che tu mi abbracci ?».
Accolse la figlia nelle braccia aperte e la strinse a sé, come fosse ancora una bimba.
E, quasi d'incanto, non ci furono più discussioni...
Chiunque, non importa l'età (anche a ottant'anni), ha bisogno del conforto di un abbraccio,
di essere tenuto stretto, di un'espressione concreta d'amore.
Spesso diventiamo troppo riservati, troppo timidi per mostrare i nostri veri sentimenti.
E allora li nascondiamo dietro una maschera fredda e severa, per la paura di lasciar intravedere la nostra vulnerabilità a coloro che amiamo.
Ma è solo il calore umano che ci può salvare dal grande freddo di quest'epoca...

sabato 17 dicembre 2011

L'asino e il flauto

 
Abbandonato in un campo giaceva da qualche tempo un Flauto che ormai nessuno più suonava, finché un giorno un Asino che passava di là vi soffiò forte dentro facendogli produrre il suono più dolce della sua vita, della vita dell'Asino e del Flauto.
Incapaci di capire quel che era accaduto, dato che la razionalità non era il loro forte e ambedue credevano nella razionalità, si separarono in fretta, vergognandosi della cosa migliore che l'uno e l'altro avessero fatto durante la loro triste esistenza!

Quanti flauti abbandonati e quanti asini, in questa vita.
Molti fra noi rimangono ignoti a se stessi nascondendo chi sono, e chiedono amore ad altri sconosciuti che parimenti si nascondono.
Ma ecco, qualche volta, uno squarcio, una rivelazione, una scintilla... Poi tutto finisce lì. Perché manca il coraggio. Ci vuole tanto coraggio per amare.
Ma ce ne vuole altrettanto per lasciarsi amare....

venerdì 16 dicembre 2011

Tenerezza

 
Un'estate, una famiglia di ricci venne ad abitare nella foresta. Il tempo era bello, faceva caldo, e tutto il giorno i ricci si divertivano sotto gli alberi. Poi correvano nei campi, nei dintorni della foresta, giocavano a nascondino tra i fiori, acchiappavano mosche per nutrirsi e, la notte, si addormentavano sul muschio, nei pressi delle tane. Un giorno, videro una foglia cadere da un albero: era autunno. Giocarono
a rincorrere la foglia, dietro le foglie che cadevano sempre più numerose; ed essendo le notti diventate un po' più fredde, dormivano sotto le foglie secche.
Faceva però sempre più freddo. Nel fiume a volte si formava il ghiaccio.
La neve aveva ricoperto le foglie. I ricci tremavano tutto il giorno, e la notte non potevano chiudere occhio, tanto avevano freddo.
Così una sera, decisero di stringersi uno accanto all'altro per riscaldarsi, ma fuggirono ben presto ai quattro angoli della foresta: con tutti quegli aghi si erano feriti il naso e le zampe. Timidamente, si avvicinarono ancora, ma di nuovo si punsero il muso. E tutte le volte che uno correva verso l'altro, capitava la stessa cosa.
Era assolutamente necessario trovare un modo per stare vicini: gli uccelli si tenevano caldo uno con l'altro, così pure i conigli, le talpe e tutti gli animali.
Allora, con dolcezza, a poco a poco, sera dopo sera, per potersi scaldare senza pungersi, si accostarono l'uno all'altro, ritirarono i loro aculei e, con mille precauzioni, trovarono infine la giusta misura.
Il vento che soffiava non dava più fastidio; ora potevano dormire al caldo tutti insieme.

Dovrebbe esistere anche un "Decalogo della tenerezza". Potrebbe essere, più o meno, così:
1. Poiché la tenerezza è possibile, non c'è nessuna ragione per starne senza.
2. Parlatevi un po' ogni giorno.
3. Crescete insieme, continuamente.
4. Stimati. Gli unici che apprezzano uno zerbino sono quelli che hanno le scarpe sporche.
5. Sii compassionevole.
6. Sii gentile. L'amore non ammette le cattive maniere.
7. Scopri il lato buono e bello delle persone, anche quando fanno di tutto per nasconderlo.
8. Non temere i dissapori e i litigi: solo i morti e gli indifferenti non litigano mai.
9. Non farti coinvolgere dalle piccole irritazioni e meschinità quotidiane.
10. Continua a ridere. Tiene in esercizio il cuore e protegge da disturbi cardiaci.

mercoledì 14 dicembre 2011

Desiderata


Desiderata
Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta
e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio.
Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva
i buoni rapporti con tutti.
Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,
anche il noioso e l'ignorante, anch'essi hanno una loro storia da raccontare.
Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,
perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.
Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.
Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile;
e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno.
Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono;
molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di eroismo.
Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare.
E non essere cinico riguardo all'amore,
perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba.
Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni,
abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna.
Ma non angosciarti con fantasie.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.
Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai un preciso diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe.
Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,
e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.
Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti,
questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.
Fa di tutto per essere felice. 

Questo testo bellissimo viene quasi sempre presentato come "Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo".
Invece nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale. 
In cima alla raccolta, c'era l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore, A.C. 1692", che è l'anno di fondazione della chiesa... da qui l'equivoco.
In realtà, l'autore di questi versi è Max Ehrmann, un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.

domenica 11 dicembre 2011

Aforisma

 
Il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono; e l'abitudine riempie quello che rimane.
-Marcel Proust-

-Diego Cugia, Jack Folla - Alcatraz


Jack Folla c’è, è l’ora di pranzo e io non ho nessuno, né davanti, né dietro, né ai fianchi. Una donna non mi sta preparando da mangiare, un amico non mi chiamerà alle 14 e 28 per commentare la puntata di oggi, i miei sono morti, e comunque mia madre ascoltava Radio 3, con mio fratello c’ho litigato e il resto dei Folla mi considera la pecora nera della famiglia, anche se il gregge nero, se mai, è il loro e io la pecora rossa, come la Primula. Ho ricevuto un paio di e-mail che mi chiedono di parlare della solitudine, ma io non so da che parte prenderla, perché nelle vite solitarie, tristezza e felicità si rincorrono come lepre e cavaliere e non capisci mai chi è che dà la caccia all’altro. La stragrande maggioranza della gente, il branco, considera la solitudine una cosa a metà tra l’alluvione di Firenze e il paese di Bengodi. Quando mangio da solo in trattoria, per esempio, le coppie mi guardano con compassione mesta. Se, invece, sono sposati da qualche anno, con invidia.
Ma anche noi, gente sola, facciamo lo stesso, più o meno: se è una giornata cupa, sbirciamo la coppia di innamorati sentendoci esclusi dall’amore, la tavolata di parenti sentendoci senza famiglia. Nelle giornate cupe siamo tutti de amicisiani. In quelle in cui è la lepre a rincorrere il cacciatore, invece, la stessa coppia di amanti ci fa tenerezza, e davanti a quella tavolata di parenti che gesticolano con l’abbacchio in mano, ringraziamo Iddio di averci scampati. […]
Nelle giornate felici siamo balzachiani, piccoli e grandi avventurieri di provincia pronti a conquistare Parigi. E allora una donna sarebbe di troppo e una famiglia una palla al piede.
Qualcuno pensa che le persone sole non vogliano pagare i prezzi della responsabilità di mettere su famiglia, che siano degli eterni piccoli Pan. Qualche volta è così, ma quelli li riconoscete subito, hanno la faccia da bambini vecchi e cuori molto sterili: le sessantenni vestono come fate turchine, e i maschi hanno pantaloni a zampa d’elefante. E’ il modello di giovane che hanno in testa che è antico, per cui il trucco non gli riesce.
La solitudine adulta non è sempre verde: ha le sue rughe e le sue piccole e grandi follie, ma una grande dignità. Credo che questa derivi da due cose: la scarsa propensione al compromesso e l’accettazione a priori che si nasce e si muore soli. Attenti, non è una banalità. Certo che lo sanno tutti, ma non è il saperlo che conta, è il non fuggirlo.
Quando una persona sola è serena, è più forte del branco. Quando ha paura non è mai il panico del branco, quello che fa calpestare i bambini nella fuga. Insomma, il mio invito è quello di guardare le persone sole con più rispetto e intelligenza. Quella che a voi sembra una zitella da compatire, spesso è solo una persona che sogna con più risolutezza di voi e mantiene fede al proprio sogno. Non si accoppia per non rimanere sola, se lo fa è per stare soli insieme.
Le persone sole sanno amare in modo assoluto. Sono quelle che attendono per anni il loro momento, e magari si giocano la vita in una notte. […]
Ecco perché, quando due persone sole si incontrano per amarsi sembra una messa di Natale: capita una volta l’anno, ma è un appuntamento a cui non puoi mancare. E’ quell’amore che dà la gioia di quando, bambini, facevamo il presepio: muschio e carta stellata. Questo è l’asso che calano le persone sole quando amano.
Il branco le teme, io le trovo irresistibili.
-Diego Cugia, Jack Folla - Alcatraz

Non posso più esser contento

 
Non posso più esser contento,
per tutti i miei giorni devo portare
nella mia nostalgia la tua immagine.
Son proprio tuo.
-Federico Garcia Lorca-

venerdì 9 dicembre 2011

Il segreto della bilancia


Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati.
Ma poco dopo essere deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore.
"In che luogo mi avete portato?", protestò.

"Le persone che ho dintorno ridono e scherzano come bambini!
Non sono certe ammalate come me!"
"A dire la verità lo sono molto più di lei!", rispose il superiore, "ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o che, pur conoscendolo, non ci credono più."
"Quale segreto?" domandò l'uomo.
"Questo!",
rispose un anziano dal letto confinante.
Estrasse dal comodino una piccola bilancia, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l'altro si alzò.
"Che stai facendo?", chiese l'uomo.
"Ti sto mostrando il segreto!
Questa bilancia rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo.
Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte.
Ma mentre abbatte te, solleva l'altro piatto della bilancia permettendo ad un altro di gioire.
Gioia e dolore si tengono sempre per mano.
Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte".
"Nessuna scienza giustifica quello che tu dici!", fu la riflessione dell'uomo.
"Appunto per questo c'è in giro tanto dolore vissuto con amarezza.
Qui non è questione di scienza ma di fede.
Perché non entri anche tu nella bilancia dell'amore?".
L'uomo accettò la strana proposta.
E fu così che quando guarito, rivisse istanti di gioia, non poté non pensare alla sofferenza degli altri.
E si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d'oro.

Per molti rimarrà solo un bell'apologo.
Ma se un domani dovessi incontrare un ammalato che sa sorridere, un infelice capace di gioire, un handicappato che ha fiducia nella vita, ricordatelo:
probabilmente hai incontrato qualcuno che conosce il segreto della bilancia...

Io non pretendo di sapere

 
Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti,
ma posso dirvi che cosa è per me:
l’amore è sapere tutto su qualcuno,
e avere la voglia di essere ancora con lui
più che con ogni altra persona.
L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi,
compreso le cose che ci potrebbero far vergognare.
L’amore è sentirsi a proprio agio
e al sicuro con qualcuno,
ma ancor di più è sentirti cedere le gambe
quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.
-Albert Einstein-

giovedì 8 dicembre 2011

Il cavallo selvaggio e il cavallo domestico

 
Un cavallo selvaggio incontrò un cavallo domestico e cominciò a rimproverano per la sua condizione di schiavitù. La bestia domata replicò sostenendo di essere libera come il vento.
"E allora", disse l'altro, "spiegami un po' a cosa serve quell'arnese che hai in bocca".
"E' ferro", fu la risposta, "uno dei tonificanti più efficaci".
"Sì, ma cosa vogliono dire quelle redini che ci sono attaccate?".
"Servono a impedire che mi caschi dalla bocca quando sono troppo pigro per tenerlo stretto".
"E che mi dici della sella?".
"Mi risparmia molta fatica: quando sono stanco ci monto sopra e vado a cavallo".

Non c'è nessuno peggiore dello schiavo che bacia le proprie catene e dell'uomo che scusa le cattive abitudini che lo tengono prigioniero. Nessuno è libero se non è padrone di se stesso.
Afferma Isaiah Berlin:
«L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla»

domenica 4 dicembre 2011

Aforisma


“Quando ci si tiene dentro qualcosa senza poterla dividere con nessuno, comincia a crescere in modo esagerato.”
-Haruki Murakami-

Aforisma


“E’ assurdo pensare di ritrovarsi un giorno colti, quando non si è letto un libro, o rispettati, se ci si è sempre comportati ingiustamente.Questi sono miracoli che non possono succedere, così come dal giallo con l’azzurro nascerà sempre il verde, non il rosa o il marrone: è verde. Verde matematico.”
-A.Paz-

'ora più solare per me

 
C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato, per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età; quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare… Da lì fuggir non potrò poichè la fantasia d’incanto risente il nostro calore e non permetterò mai ch’io possa rinunciare a chi d’amor mi sa far volare. 
-Alda Merini-

Panesciocco per gustare il contorno!: Marmellata di Kaki/cachi

Panesciocco per gustare il contorno!: Marmellata di Kaki/cachi

Marmellata di Kaki/cachi


I cachi (kaki), chiamati anche diosperi o pomi, sono ottimi per fare l’ultima marmellata dell’anno in quanto normalmente arrivano a maturazione completa ad inizio inverno.
Ho colto tutti quelli che il mio albero aveva prodotto ed ora che stanno maturando tutti insieme ho deciso di fare la marmellata con la ricetta classica di mia “nonna Maria”

Ingredienti
1 Kg di cachi,
800 g di zucchero semolato,
1 mela e 1 limone.

Come fare la marmellata di cachi

Sbucciate la mele e dopo averla fatta a piccoli pezzi mettetela in una pentola con il succo del limone.
Aggiungete i cachi puliti e fatti a pezzetti e cuocete per circa 10 minuti.
Con un mixer a immersione riducede il composto in una poltiglia oppure toglietelo dal fuoco e passatelo al passaverdura (io lascio tutto il composto intero senza frullarlo perchè a mio avviso è migliore se non ridotto a poltiglia).
Aggiungete lo zucchero e rimettete sul fuoco per almeno 40 minuti. Quando la marmellata ha raggiunto la giusta consistenza spengete il fuoco, mettetela nei vasi ancora a bollore, capovolgete il barattolo e il giorno dopo sterilizzate il tutto facendo bollire i barattoli per 40 minuti.

Salsa di Cioccolato mille usi


150 g zucchero
50 g cacao amaro
1 pizzico sale
vaniglia estratto
100 g acqua
mezzo cucchiaio di succo di limone o di arancia

Mettere lo zucchero, il cacao, il sale e la vaniglia in un tegamino e aggiungere mescolando l'acqua e il succo di limone o di arancia. Occorre che il fuoco sia al minimo e si mescola continuamente.
Come prende un leggerissimo bollore mescolare ancora circa un quarto d'ora.
Appena si toglie da fuoco è liquida ma si addensa un pochino raffreddandosi.
Mettere in un vasetto di vetro e conservare in frigo.
Si può usare così o scaldandola leggermente a bagnomaria o al microonde.
Ha mille usi..è ottima posta su della crema pasticcera....


sabato 3 dicembre 2011

Il semaforo blu


Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
"Attraversiamo o non attraversiamo?"
Stiamo o non stiamo?
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era mai stato.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più prepotenti gridavano:
Lei non sa chi sono io!
Gli spiritosi facevano battute sarcastiche:
"Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per fare una villetta in campagna! il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai giardini pubblici! Con il giallo sapete che ci fanno?Allungano l'olio d'oliva!"
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico.
Un altro vigile cerco la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
"Poveretti! Io avevo dato il via "libera" per il cielo.Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare..."
 
Gli uomini sono abituati, come gli automobilisti, a vivere con la testa china sul volante, badando alla strada, ciascuno chiuso nella sua scatola di ferro, preoccupati del lavoro, del denaro, delle mille "grane" quotidiane.
L'Avvento è come il semaforo blu.
E' qualcosa che ti dice: "Fermati! Stai buttando via un tesoro!
Non c'è solo la terra!
Guarda su! C'è anche il cielo! Tu amico mio puoi anche sognare e se non smetti di farlo, i tuoi sogni possono realizzarsi.”
Ma è una voce esile e molti, spesso, la ignorano …
Buon pomeriggio a tutti, io cerco l'azzurro tra le nubi che guardano curiose gli affanni della mia amata Valdinievole!

venerdì 2 dicembre 2011

L'ostrica e il Cavalluccio Marino


Passeggiando sul fondo del mare, un giorno un Cavalluccio marino vide una giovane Ostrica. Doveva essere arrivata da poco, perché il Cavalluccio, appassionato di passeggiate e molto estroverso, non l’aveva mai vista prima.
“Buongiorno!”, disse gentilmente il Cavalluccio bussando piano sul guscio dell’Ostrica. Stava per proseguire, pronto a godere le meraviglie del mare e delle sue creature, quando una voce dolcissima gli rispose: “Per me sarà certamente un buon giorno: ti sei accorto di me!”.
“Tu non sei di qua, vero?”. Domandò il Cavalluccio, che cominciava a essere incuriosito da quella strana creatura, grigia, rugosa.
“No, però qualche volta le correnti mi avevano già portata dove ci troviamo ora...”.
“Allora conoscerai i miei amici! Il Granchio forte e loquace, la Medusa affascinante e un po’ pungente....”.
“Veramente no...Io non ho amici”.
“Davvero?Mi sembra impossibile!”.
“Vedi, io sono molto timida, non sono bella, non so fare tante cose...”
“Che cosa dici? Tutti sanno fare compagnia a qualcuno”.
Il Cavalluccio fu felice di rimanere ancora in compagnia dell’Ostrica, e l’Ostrica cominciò a rilassarsi, tanto da schiudersi un po’: non aveva mai compreso che poteva essere così facile donare e ricevere gioia!
Scese la notte e il riflesso della luna brillò sul fondo del mare. Solo allora il Cavalluccio e l’Ostrica si sentirono un po’ stanchi. Rimasero qualche istante in silenzio, poi l'ostrica mormorò: “ Sono stata tanto felice, oggi. Voglio offrirti un regalo che spero ti faccia piacere”.
E davanti agli occhi ammirati del Cavalluccio, l’Ostrica si aprì e porse una bellissima perla dalle venature rosate, che brillava al chiarore della luna.
“Questo è il mio regalo per te. Prendila!”, trillò l’Ostrica.
Il Cavalluccio prese la perla con delicatezza. Era luminosa e calda...e il Cavalluccio sentì tutto l’amore dell’ostrica fluire dentro di lui.

Quante volte siamo stati Cavalluccio o Ostrica?
Io ho sperimentato la bellezza dell’Ostrica e la sua solitudine...
Possiamo rendere felici tutti quelli che vivono con noi e possiamo farlo semplicemente donando il nostro ascolto, il nostro tempo, le nostre conoscenze.. e questo ci permetterà di scoprire tesori inimmaginabili che finirebbero altrimenti sprecati.
Lo possiamo fare con molto poco. Allora, iniziamo...

giovedì 1 dicembre 2011

Il miracolo del grazie


Un uomo e una donna si sposarono in tarda età e con grande loro gioia e sorpresa ebbero un figlio. Lo allevarono con tutto l'amore e la cura possibili e, pur essendo molto poveri, lo mandarono alla scuola di un saggio perché crescesse anche nello spirito.
Tornato a casa, il ragazzo aveva un unico desiderio: sdebitarsi in qualche modo con i suoi genitori.
"Che potrei mai fare" chiese loro "di realmente gradito per voi?".
"La cosa più cara che abbiamo sei tu, figliolo" risposero i due anziani. "Se però vuoi proprio farci un regalo, procuraci un po' di vino. Ne siamo golosi, e sono tanti anni che non ne beviamo un goccio...".
Il ragazzo non aveva un soldo. Un giorno, mentre andava nel bosco a far legna, attinse con le mani l'acqua che precipitava da un enorme cascata e ne bevve: gli parve avesse il sapore del vino più dolce e schietto. Ne riempi un orcio che aveva con sé e tornò in fretta a casa.
"Ecco il mio regalo" disse ai genitori. "Un orcio di vino per voi".
I genitori assaggiarono l'acqua e, pur non sentendo altro gusto che quello dell'acqua, gli sorrisero e lo ringraziarono molto.
"La prossima settimana ve ne porterò un altro orcio" disse il figlio. E così fece per molte settimane di seguito. I due anziani stettero al gioco: bevevano l'acqua con grande entusiasmo ed erano felici di vedere la gioia fiorire sul volto del figlio.
Avvenne così un fatto meraviglioso: i loro acciacchi scomparvero e le loro rughe si appianarono.
Come se quell'acqua avesse qualcosa di miracoloso.

E' il miracolo del "grazie". Esistono persone che lavano, stirano, cucinano per altre persone per dieci, venti, trent'anni. Fanno loro compagnia, le curano, le amano giorno e notte. Eppure non si sono mai sentite dire "grazie".
Dire "grazie" non é una questione di galateo. Significa dire ad una persona: "Toh, mi sono accorto che tu esisti".
Per questo il mondo è pieno di persone invisibili.