mercoledì 31 agosto 2011

"Settembre"




Già l'olea fragrante nei giardini
d'amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d'aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.
Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell'onda che rotola minuta.
-Vittorio Sereni-

"Settembre a Venezia"



Già di settembre imbrunano
a Venezia i crepuscoli precoci
e di gramaglie vestono le pietre.
Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio
sugli ori dei mosaici ed accende
fuochi di paglia, effimera bellezza.
E cheta, dietro le Procuratìe,
sorge intanto la luna.
Luci festive ed argentate ridono,
van discorrendo trepide e lontane
nell'aria fredda e bruna.
Io le guardo ammaliato.
Forse più tardi mi ricorderò
di queste grandi sere
che son leste a venire,
e più belle, più vive le lor luci,
che ora un po' mi disperano
(sempre da me così fuori e distanti!)
torneranno a brillare
nella mia fantasia.
E sarà vera e calma
felicità la mia.
-Vincenzo Cardarelli-

"Arietta settembrina"



Ritornerà sul mare
la dolcezza dei venti
a schiuder le acque chiare
nel verde delle correnti.

AI porto, sul veliero
di carrubbe l’estate
imbruna, resta nero
il cane delle sassate.

S'addorme la campagna
di limoni e d'arena
nel canto che si lagna
monotono di pena.

Così prossima al mondo
dei gracili segni,
tu riposi nel fondo
della dolcezza che spegni.
-A. Gatto-

mercoledì 17 agosto 2011

Fotografia


"Un oggetto o un corpo dall’aspetto comune, se osservati con vera attenzione, si trasformano in qualcosa di sacro. La macchina fotografica può rivelare i segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono , sparisce tutto tranne quello che viene messo a fuoco con l’obiettivo. La fotografia è un esercizio d’osservazione e il risultato è sempre un colpo di fortuna: tra le migliaia di negativi che riempiono diversi cassetti del mio studio quelli eccezionali sono veramente pochi. La macchina fotografica è uno strumento semplice, anche il più stupido può usarla, la sfida consiste nel creare attraverso di essa quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte. E’ una ricerca soprattutto spirituale. Cerco verità e bellezza nella trasparenza d’una foglia d’autunno, nella forma perfetta di una chiocciola sulla spiaggia, nella curva d’una schiena femminile, nella consistenza d’un vecchio tronco d’albero e anche in altre sfuggenti forme della realtà. Alcune volte, mentre lavoro su un’immagine nella mia camera oscura, fa la sua comparsa l’anima di una persona, l’emozione di un evento o l’essenza vitale di un oggetto, e allora il cuore mi trabocca di felicità e libero il pianto, non riesco a farne a meno".
da "Ritratto in seppia" di Isabel Allende

Fotografia


E' necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino. […]
Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l'organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto.
E' mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore.
E' un modo di vivere. ....
-Henri Cartier-Bresson-

Chi sei tu?


L’oro per essere purificato deve passare attraverso il fuoco, così come l’essere umano ha bisogno di prove per fortificare il proprio carattere.
Una figlia si lamentava con il padre per le difficoltà sperimentate nella vita. Era stanca di continuare a lottare e stava per arrendersi: infatti, si era accorta che, una volta risolto un problema, se ne presentava subito un altro.
Il padre, cuoco di professione, decise di portarla in cucina: lì riempì tre pentole di acqua e le mise sul fuoco a scaldarsi. Dopo poco tempo, l’acqua delle tre pentole iniziò a bollire. Nella prima pentola depose delle carote, nella seconda delle uova e nella terza dei chicchi di caffè. La figlia, impaziente, si domandava che cosa stesse facendo.
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco e, prese le carote, le sistemò in una ciotola; quindi depose le uova in una scodella, il caffè filtrato in una tazza. Poi rivolgendosi alla figlia, le chiese: «Che cosa vedi?».
«Carote, uova e caffè», fu l’immediata risposta. Il padre la invitò ad avvicinarsi e le chiese di toccare le carote, facendole osservare che erano morbide. Poi le chiese di prendere un uovo e di romperlo facendole notare che, una volta tolto il guscio, l’uovo era duro. Infine le chiese di gustare il caffè e lei sorrise, mentre ne assaporava il ricco aroma.
La figlia gli domandò: «Che significa tutto questo?».
Il padre le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, l’acqua bollente, però ognuno aveva reagito in forma diversa.
La carota era stata introdotta nell’acqua forte e dura, ma il contatto con l’acqua bollente l’aveva resa debole e fragile.
Quando l’uovo era stato immerso nell’acqua era fragile e il suo guscio sottile serviva a proteggerne il liquido interno. Una volta esposto all’acqua bollente, il suo interno aveva acquisito una consistenza solida e dura.
Invece i grani di caffè, a contatto con l’acqua bollente, ne avevano cambiato il colore.
«Quale di questi rispecchia il tuo modo di reagire alle avversità?», doman­dò il padre alla figlia. «Sei una carota, un uovo o un grano di caffè? Sei forte come la carota prima di essere immersa nell’acqua, ma quando l’avversità o il dolore bussano alla porta, diventi debole? O sei come l’uovo che inizialmen­te presenta un cuore fluido e adattabile ma, dopo un distacco o una morte, diventa duro e rigido? O sei come un grano di caffè che riesce a cambiare il colore dell’acqua bollente, l’elemento che le produce dolore? E proprio quan­do l’acqua raggiunge il punto di ebollizione che il caffè opera la sua trasfor­mazione. Se sei come il caffè, quando l’avversità ti mette alla prova, tu reagisci al meglio e fai in modo di trarre il maggior vantaggio possibile dalla situazione. »
-Padre A.Pangrazzi-

domenica 14 agosto 2011

Il rispetto sacro per l'intimità dell'altro


Una donna era proprietaria di un negozio di antiquariato. Disponeva di un ampio spazio, che normalmente rimaneva aperto a chi desiderava visitare i pezzi antichi, e abitava nel locale retrostante, in pochi metri quadrati, sufficienti per lei e il suo cane di razza. Siccome doveva uscire spesso in cerca di oggetti antichi e non aveva orario fisso per il ritorno, affidò il negozio ad una sua amica che, durante il giorno, rimaneva lì e si incaricava di chiuderlo, se la proprietaria arrivava a casa tardi. Affidandole il negozio, diede all'amica tutte le istruzioni necessarie di come fare nel caso le persone volessero vendere o comperare dei pezzi. Le ricordò anche che l’antico baule, messo strategicamente nella sala più grande, non era in vendita. Si trattava di ogget­to personale, che non teneva nella camera solo per mancanza di spazio. Perciò, nessuno doveva toccare quell’antica arca.
Le persone interessate a comperare cose antiche, entravano, erano accolte dall’amica, facevano mai e domande, ma a riguardo dell’antico baule ottenevano sempre la stessa risposta: non era in vendita. Era una cosa particolare della padrona del negozio. Questa risposta, ripetuta molte volte per molti mesi, associata alla bellezza e antichità del pezzo cominciò a suscitare la curiosità delle persone, che si chiedevano che cosa ci fosse di tanto importante in quel baule, al punto che nessuno poteva avvicinarsi. Difatti, per non disobbedire all’ordine della padrona del negozio di antiquariato, l’amica s’impegnava gentilmente ad accompagnare i clienti, soprattutto quando andavano nella sala dove si trovava l’antica arca. Fu così che la curiosità suscitò varie congetture e queste esercitarono un’ attrazione insaziabile. Molte persone si sentivano attratte al negozio di antiquariato per il mistero nascosto in quel baule, questa “cosa proibita” che non era in vendita. La fantasia correva libera, e si affermavano le versioni più strane sul contenuto del baule. Per esempio, si diceva, che la padrona metteva dentro i suoi gioielli e che si trattava di un vero tesoro; altri garantivano che in quest’arca c’erano amuleti per i sortilegi, strumenti misteriosi, ecc. La creatività e a volte la maliziosità non avevano limiti. Si può dire che questo baule conteneva ciò che ogni persona voleva che contenesse, i desideri segreti di ognuno, quelle cose che, non volendo riconoscerle in se stessi, molti le attribuiscono agli altri. Tutti, però, avevano qualcosa in comune, perché volevano la chiave del baule, per aprirlo e scoprire il suo segreto.
Le pressioni sull’amica erano costanti. Ad uno ad uno, eccitati dalla curiosità, la bombardavano di richieste, incuriosendo anche lei. La tentazione di scoprire dove era la chiave era sempre maggiore. Nonostante questo, l’amica si sforzava eroicamente di vincere ogni tentazione. Ma questa diventava sempre più grande dopo che qualche cliente, avendo percorso tutto il negozio di antiquariato e fatto molte domande e ipotesi su quell’antica arca, si ritirava. Là si concentravano tutti i demoni di tutte le tentazioni quasi trascinando l’amica nei luoghi più nascosti alla ricerca della chiave per aprire il baule e, finalmente, liberare lo spirito misterioso che vi era. Questo divenne il pane quotidiano dell’amica per molti mesi, senza che lei lo lasciasse trasparire alla proprietaria del negozio, senza che facesse nessuna domanda a proposi­to dell’arca o della chiave che avrebbe aperto il cammino alla grande rivelazione.
Un giorno, mentre stavano insieme e senza persone vicine, l’amica apri l’argomento. Le raccontò tutta la pressione esercitata quotidianamente da quella proces­sione di curiosi e pettegoli, le tentazioni di tutti, le congetture, il desiderio crescente di sperimentare e il frutto proibito; infine, tutto quello che stava succedendo da vari mesi a riguardo della chiave che potrebbe rivelare, una volta per tutte, il grande segreto dell’antico baule. Con molta naturalezza, anche se un po’ spaventata, la proprietaria del negozio le fece la rivelazione sorprendente non c’è chiave per aprire il baule! Esso è stato sempre aperto. Basta alzare il coperchio ed è tutto chiaro. Inoltre rassicurò l’amica, dicendole che, per aver sopportato tutta quella pressione poteva avvicinarsi subito all’antico baule, aprirlo e vedere il suo contenuto. E volle che lo facesse davanti a lei. Prendendola per il braccio, la condusse all’antica arca e con un gesto, le fece capire che era autorizzata ad aprire. L’amica si abbassò e alzò il coperchio Difatti, il baule non aveva chiave. Dentro c’era solo un pezzo di carta, con una frase che la proprietaria del negozio aveva ascoltato un giorno: “Agli amici diamo la Chiave del cuore, ma essi vi entrano solo se sono invitati”                
-José Bortolini-, Brasile

Il cemento della comunità

 
Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò:
-Padre, come si costruisce una comunità?
Il  monaco gli rispose:
-E’ come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento,      che tiene insieme le pietre.
Il  giovane riprese:
-Ma qual è il cemento della comunità?
L’eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse:
-Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c’è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri
  -J. Vanier -

venerdì 12 agosto 2011

So che ci sei



So che ci sei,
sento il tuo braccio sulle mie spalle,
il vento estivo mi porta la tua fragranza,
l'orchidea butta nuovi germogli,
il nostro noce mi dona i suoi frutti,
i nostri figli percorrono la loro strada,
ed io...
io aspetto di raggiungere te!
Uso le parole per alleggerire l'animo,
il silenzio è il mio confidente fedele,
e non ti cerco...tu sei in me!
-AnnaMaria Ponziani-

So che ci sei



So che ci sei,
sento il tuo braccio sulle mie spalle,
il vento estivo mi porta la tua fragranza,
l'orchidea butta nuovi germogli,
il nostro noce mi dona i suoi frutti,
i nostri figli percorrono la loro strada,
ed io...
io aspetto di raggiungere te!
Uso le parole per alleggerire l'animo,
il silenzio è il mio confidente fedele,
e non ti cerco...tu sei in me!
-AnnaMaria Ponziani-

mercoledì 10 agosto 2011

Vivere con gli animali


Credo che potrei vivere con gli animali, sono così placidi e pieni di decoro.
Rimango ad osservarli per ore e ore.
Non si affannano e non si lamentano della loro condizione,
Non stanno svegli nel buio piangendo per i loro peccati,
Non m'infastidiscono discutendo dei loro doveri verso Dio,
Nessuno è insoddisfatto, nessuno impazzisce per la mania di possedere cose,
Nessuno s'inginocchia davanti all'altro, o a un suo simile vissuto migliaia di anni fa,
Nessuno è rispettabile o infelice su tutta la terra.
Così mi palesano i loro rapporti con me e io li accetto,
Portano segni di me, e chiaramente ne dimostrano il possesso.
Mi chiedo dove presero quei segni,
Ho forse percorso quella strada tanto tempo fa e li ho lasciati sbadatamente cadere?
-Walt Whitman-

lunedì 8 agosto 2011

Vedi quello che vuoi vedere


" Chi sono io? " chiese un giorno un giovane a un anziano.
" Sei quello che pensi" rispose l'anziano " Te lo spiego con una piccola storia.

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orizzonte due persone che si abbracciavano.
- Sono un papà e una mamma -, pensò una bambina innocente.
- Sono due amanti -, pensò un uomo dal cuore torbido.
- Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni - , pensò un uomo solo.
- Sono due mercanti che han concluso un buon affare - , pensò un uomo avido di denaro.
- E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra - , pensò una donna dall'anima tenera.
- Sono due innamorati - , pensò una ragazza che sognava l'amore.
- Chissà perche' si abbracciano- , pensò un uomo dal cuore asciutto.
- Che bello vedere due persone che si abbracciano - , pensò un uomo di dio.
Ogni pensiero ", concluse l'anziano ," rivela a te stesso quello che sei. Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte piu' cose su te di qualsiasi maestro. "

venerdì 5 agosto 2011

Inno alla bellezza


Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, Beltà?
Il tuo sguardo, infernale e divino,
versa, mischiandoli, beneficio e delitto:
per questo ti si può comparare al vino.

Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora,

diffondi profumi come una sera di tempesta;
i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un'anfora,
che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.

Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?

Il Destino incantato segue le tue gonne come un cane:
tu semini a casaccio la gioia e i disastri,
hai imperio su tutto, non rispondi di nulla.

Cammini sopra i morti, Beltà, e ti ridi di essi,

fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno affascinante
e il Delitto, che sta fra i tuoi gingilli più cari,
sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.

La farfalla abbagliata vola verso di te, o candela,

e crepita, fiammeggia e dice: "Benediciamo questa fiaccola!"
L'innamorato palpitante chinato sulla bella
sembra un morente che accarezzi la propria tomba.

Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o Beltà,

mostro enorme, pauroso, ingenuo;
se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede, aprono per me
la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto?

Da Satana o da Dio, che importa?

Angelo o Sirena, che importa se tu
- fata dagli occhi vellutati, profumo, luce, mia unica regina -
fai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?

Bellezza eterna


Oh, non temere! Se avvizzisce il fiore,
se nella fredda calma dell'oceano

sperdono i venti il bosco che si schioma -
cresce e diviene la Bellezza eterna,
pur dalle anguste forme.
Matura è già. Con impeto soave
spezza l'antico invoglio.

Penetra in noi dagli alberi spirando,
non per posare stanca,
che già troppo posò lungo l'estate.
Ma dai frutti d'uligine rigonfi,
povera e nuda, scende; e si rifugia
entro l'umana Attività perenne.
-Rainer Maria Rilke-

Bella


Bella,
come nella pietra fresca
della sorgente, l'acqua
apre un ampio arco di spuma,
così è il sorriso sul tuo volto,
bella.

Bella,
di fini mani e di piccoli piedi
come un cavallino d'argento,
che corre, fiore del mondo,
così ti vedo,
bella.

Bella,
con un nido di rame intrecciato
sulla testa, un nido color
di miele e di ombra
dove il mio cuore riposa e brucia,
bella.

Bella,
gli occhi non li contiene il tuo volto,
non li contiene la terra.
Ci sono paesi, fiumi
nei tuoi occhi,
c'è la mia patria nei tuoi occhi,
io vi cammino,
essi danno luce al mondo
dove io cammino,
bella.

Bella,
i tuoi seni sono come due pani
fatti di terra, grano e luna d'oro,
bella.

Bella,
la tua vita
l'ha scolpita il mio braccio come un fiume
che sia passato mille anni per il tuo dolce corpo,
bella.

Bella,
non esiste nulla come i tuoi fianchi;
forse la terra possiede
in qualche luogo nascosto
la forma ed il profumo del tuo corpo,
forse, in qualche luogo,
bella.

Bella, mia bella,
la tua voce, la tua pelle, le tue unghie,
bella, mia bella,
la tua essenza, la tua luce, la tua ombra,
bella,
tutto questo è mio, bella,
tutto questo è mio, mia,
quando cammini o riposi,
quando canti o dormi,
quando soffri o sogni,
sempre,
quando sei vicina o lontana,
sempre,
sei mia, mia bella,
sempre.
-P. Neruda-

mercoledì 3 agosto 2011

Voglio altre ombre dorate

 
Voglio altre ombre dorate, altre palme
con altri voli di uccelli stranieri
voglio strade differenti, nella neve,
una fanghiglia differente quando piove,
voglio il fervido odore di altri legni,
voglio il fuoco con fiamme forestiere,
altre canzoni, altre asprezze,
che non abbia conosciuto le mie tristezze.
-Silvina Ocampo-

martedì 2 agosto 2011

L'albero degli amici


Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici
per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino.
Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco,
vedendo molte lune passare,
gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro.
Tutti li chiamiamo amici e ce sono di molti tipi.
Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta uno
dei nostri amici.

Il primo che nasce è il nostro amico Papà e la nostra amica Mamma,
che ci mostrano cosa è la vita.
Dopo vengono gli amici Fratelli, con i quali dividiamo il
nostro spazio affinché possano fiorire come noi.
Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che
rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene.

Ma il destino ci presenta ad altri amici che non
sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino.

Molti di loro li chiamiamo amici dell'anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene,
sanno cosa ci fa felici. E alle volte uno di questi amici dell'anima
si infila nel nostro cuore e allora lo chiamiamo innamorato.
Egli da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra,
salti ai nostri piedi.

Ma ci sono anche quegli amici di passaggio, talvolta una
vacanza o un giorno o un'ora. Essi collocano un
sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro.

Non possiamo dimenticare gli amici distanti, quelli
che stanno nelle punte dei rami e che quando il vento
soffia appaiono sempre tra una foglia e l'altra.
Il tempo passa, l'estate se ne va, l'autunno si
avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono
l'estate dopo, e altre permangono per molte stagioni.

Ma quello che ci lascia felici è che le foglie che sono cadute

continuano a vivere con noi, alimentando le nostre radici con allegria.
Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando
incrociarono il nostro cammino.

Ti auguro, foglia del mio albero, pace
amore, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre... semplicemente perché ogni persona che
passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi.
Ci saranno quelli che prendono molto,
ma non ci sarà chi non lascia niente.

Questa è la maggior responsabilità della nostra vita e
la prova evidente che due anime non si incontrano
per caso.

-Paul Montes-
Missionario Sud-Americano.

Amicizia


Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro Però quando serve starò vicino a te
 Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga
 e non cadi La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
 Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi
 Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
Solamente posso volerti come sei ed essere tua amica.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico in quel momento sei apparso tu...
Non sei né sopra né sotto né in mezzo non sei né in testa né alla fine della lista
Non sei ne il numero 1 né il numero finale e tanto meno ho la pretesa
di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista
Basta che mi vuoi come amica
NON SONO GRAN COSA,
PERO’ SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE

Jorges Luis Borges

Amicizia

 
 E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione,
 né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e
viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

Kahlil Gibran

Non nascondere il segreto del tuo cuore


Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.

Rabrindranath Tagore

E Sto Abbracciato A Te

 


Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.

  -Pedro Salinas-

E il meglio di voi..


E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea,
fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose
il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

Tratto da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

Donne in rinascita

 
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?" Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.

Jack Folla - da una trasmissione di Jack Folla