domenica 14 agosto 2011

Il rispetto sacro per l'intimità dell'altro


Una donna era proprietaria di un negozio di antiquariato. Disponeva di un ampio spazio, che normalmente rimaneva aperto a chi desiderava visitare i pezzi antichi, e abitava nel locale retrostante, in pochi metri quadrati, sufficienti per lei e il suo cane di razza. Siccome doveva uscire spesso in cerca di oggetti antichi e non aveva orario fisso per il ritorno, affidò il negozio ad una sua amica che, durante il giorno, rimaneva lì e si incaricava di chiuderlo, se la proprietaria arrivava a casa tardi. Affidandole il negozio, diede all'amica tutte le istruzioni necessarie di come fare nel caso le persone volessero vendere o comperare dei pezzi. Le ricordò anche che l’antico baule, messo strategicamente nella sala più grande, non era in vendita. Si trattava di ogget­to personale, che non teneva nella camera solo per mancanza di spazio. Perciò, nessuno doveva toccare quell’antica arca.
Le persone interessate a comperare cose antiche, entravano, erano accolte dall’amica, facevano mai e domande, ma a riguardo dell’antico baule ottenevano sempre la stessa risposta: non era in vendita. Era una cosa particolare della padrona del negozio. Questa risposta, ripetuta molte volte per molti mesi, associata alla bellezza e antichità del pezzo cominciò a suscitare la curiosità delle persone, che si chiedevano che cosa ci fosse di tanto importante in quel baule, al punto che nessuno poteva avvicinarsi. Difatti, per non disobbedire all’ordine della padrona del negozio di antiquariato, l’amica s’impegnava gentilmente ad accompagnare i clienti, soprattutto quando andavano nella sala dove si trovava l’antica arca. Fu così che la curiosità suscitò varie congetture e queste esercitarono un’ attrazione insaziabile. Molte persone si sentivano attratte al negozio di antiquariato per il mistero nascosto in quel baule, questa “cosa proibita” che non era in vendita. La fantasia correva libera, e si affermavano le versioni più strane sul contenuto del baule. Per esempio, si diceva, che la padrona metteva dentro i suoi gioielli e che si trattava di un vero tesoro; altri garantivano che in quest’arca c’erano amuleti per i sortilegi, strumenti misteriosi, ecc. La creatività e a volte la maliziosità non avevano limiti. Si può dire che questo baule conteneva ciò che ogni persona voleva che contenesse, i desideri segreti di ognuno, quelle cose che, non volendo riconoscerle in se stessi, molti le attribuiscono agli altri. Tutti, però, avevano qualcosa in comune, perché volevano la chiave del baule, per aprirlo e scoprire il suo segreto.
Le pressioni sull’amica erano costanti. Ad uno ad uno, eccitati dalla curiosità, la bombardavano di richieste, incuriosendo anche lei. La tentazione di scoprire dove era la chiave era sempre maggiore. Nonostante questo, l’amica si sforzava eroicamente di vincere ogni tentazione. Ma questa diventava sempre più grande dopo che qualche cliente, avendo percorso tutto il negozio di antiquariato e fatto molte domande e ipotesi su quell’antica arca, si ritirava. Là si concentravano tutti i demoni di tutte le tentazioni quasi trascinando l’amica nei luoghi più nascosti alla ricerca della chiave per aprire il baule e, finalmente, liberare lo spirito misterioso che vi era. Questo divenne il pane quotidiano dell’amica per molti mesi, senza che lei lo lasciasse trasparire alla proprietaria del negozio, senza che facesse nessuna domanda a proposi­to dell’arca o della chiave che avrebbe aperto il cammino alla grande rivelazione.
Un giorno, mentre stavano insieme e senza persone vicine, l’amica apri l’argomento. Le raccontò tutta la pressione esercitata quotidianamente da quella proces­sione di curiosi e pettegoli, le tentazioni di tutti, le congetture, il desiderio crescente di sperimentare e il frutto proibito; infine, tutto quello che stava succedendo da vari mesi a riguardo della chiave che potrebbe rivelare, una volta per tutte, il grande segreto dell’antico baule. Con molta naturalezza, anche se un po’ spaventata, la proprietaria del negozio le fece la rivelazione sorprendente non c’è chiave per aprire il baule! Esso è stato sempre aperto. Basta alzare il coperchio ed è tutto chiaro. Inoltre rassicurò l’amica, dicendole che, per aver sopportato tutta quella pressione poteva avvicinarsi subito all’antico baule, aprirlo e vedere il suo contenuto. E volle che lo facesse davanti a lei. Prendendola per il braccio, la condusse all’antica arca e con un gesto, le fece capire che era autorizzata ad aprire. L’amica si abbassò e alzò il coperchio Difatti, il baule non aveva chiave. Dentro c’era solo un pezzo di carta, con una frase che la proprietaria del negozio aveva ascoltato un giorno: “Agli amici diamo la Chiave del cuore, ma essi vi entrano solo se sono invitati”                
-José Bortolini-, Brasile

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