mercoledì 2 novembre 2011

La bottiglia di profumo


Nel paese dove insegnava era considerata la maestra più severa della scuola.
Come la maggior parte delle maestre dichiarava sempre di non avere preferenze,
ma non era proprio così… in prima fila c’era un’alunna malvestita, poco pulita e piuttosto distratta.
La maestra la riprendeva spesso, correggeva con la penna rossa tutti i suoi compiti e li marcava con uno zero.
Un giorno, leggendo il curriculum di quell’alunna, trovò scritto dalla maestra del primo anno:
“È un’ottima alunna, studia con impegno e dedizione: è un piacere averla vicino”.
 La maestra del secondo anno aveva scritto: “È un’eccellente studentessa e si comporta molto bene coi suoi compagni,
ma ultimamente appare preoccupata perché sua madre ha una grave malattia”.
Quella del terzo: “La madre dell’alunna è morta, è stato molto duro per lei.
Lei cerca di fare molti sforzi, ma la situazione è pesante e difficile. Bisogna trovare il modo di aiutarla”.
La maestra del quarto: “L’alunna rimane spesso indietro rispetto ai suoi compagni e non mostra interesse per lo studio.
In classe spesso si addormenta”.
Finalmente l’attuale maestra capì il problema della bambina e ci rimase male per non aver indagato prima sulle cause.
Quando arrivò la fine dell’anno scolastico si sentì ancora peggio quando aprì i regali degli alunni.
 Quello della bambina orfana era avvolto in un vecchio sacchetto e
 la maestra provò un enorme imbarazzo quando dovette aprirlo di fronte a tutti.
Trovò una vecchia bottiglietta di profumo, se ne mise due gocce e a quel punto gli alunni scoppiarono in una risata generale.
Alla fine della giornata, prima di uscire, la bambina si rivolse alla maestra:
“Signorina, oggi profuma come profumava la mia mamma”.
Da quel giorno la maestra decise di mettere in secondo piano la matematica,
la storia e la geografia e si dedicò ad educare i suoi alunni,
 ponendo particolare attenzione a quelli che presentavano maggiori difficoltà.
Quell’anno la bambina orfana fece passi da gigante e divenne una delle alunne migliori.
Tre anni dopo la maestra ricevette una lettera della ex alunna in cui le diceva che era stata una grande maestra.
 Poi ne ricevette un’altra dopo cinque anni nella quale le raccontava che
si era diplomata col massimo dei voti e che lei era stata una bravissima maestra.
E così fu fino alla laurea, ripetendole sempre che era stata la miglior maestra della sua vita.
Una delle ultime lettere era firmata “Dottoressa”; era l’invito al suo matrimonio.
La ragazza desiderava che alla cerimonia, la sua adorata maestra occupasse il posto di sua madre.

Ognuno di noi può essere per gli altri  motivo di speranza e di gioia, basta saper vedere le necessità di chi ci sta intorno.
Per fare questo occorre saper guardare "oltre" se stessi  e non sempre è facile...


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