Una donna era proprietaria di un negozio di antiquariato.  Disponeva di un ampio spazio, che normalmente rimaneva aperto a chi  desiderava visitare i pezzi antichi, e abitava nel locale retrostante,  in pochi metri quadrati, sufficienti per lei e il suo cane di razza.  Siccome doveva uscire spesso in cerca di oggetti antichi e non aveva  orario fisso per il ritorno, affidò il negozio ad una sua amica che,  durante il giorno, rimaneva lì e si incaricava di chiuderlo, se la  proprietaria arrivava a casa tardi. Affidandole il negozio, diede  all'amica tutte le istruzioni necessarie di come fare nel caso le  persone volessero vendere o comperare dei pezzi. Le ricordò anche che  l’antico baule, messo strategicamente nella sala più grande, non era in  vendita. Si trattava di oggetto personale, che non teneva nella camera  solo per mancanza di spazio. Perciò, nessuno doveva toccare quell’antica  arca.
Le persone interessate a  comperare cose antiche, entravano, erano accolte dall’amica, facevano  mai e domande, ma a riguardo dell’antico baule ottenevano sempre la  stessa risposta: non era in vendita. Era una cosa particolare della  padrona del negozio. Questa risposta, ripetuta molte volte per molti  mesi, associata alla bellezza e antichità del pezzo cominciò a suscitare  la curiosità delle persone, che si chiedevano che cosa ci fosse di  tanto importante in quel baule, al punto che nessuno poteva avvicinarsi.  Difatti, per non disobbedire all’ordine della padrona del negozio di  antiquariato, l’amica s’impegnava gentilmente ad accompagnare i clienti,  soprattutto quando andavano nella sala dove si trovava l’antica arca.  Fu così che la curiosità suscitò varie congetture e queste esercitarono  un’ attrazione insaziabile. Molte persone si sentivano attratte al  negozio di antiquariato per il mistero nascosto in quel baule, questa  “cosa proibita” che non era in vendita. La fantasia correva libera, e si  affermavano le versioni più strane sul contenuto del baule. Per  esempio, si diceva, che la padrona metteva dentro i suoi gioielli e che  si trattava di un vero tesoro; altri garantivano che in quest’arca  c’erano amuleti per i sortilegi, strumenti misteriosi, ecc. La  creatività e a volte la maliziosità non avevano limiti. Si può dire che  questo baule conteneva ciò che ogni persona voleva che contenesse, i  desideri segreti di ognuno, quelle cose che, non volendo riconoscerle in  se stessi, molti le attribuiscono agli altri. Tutti, però, avevano  qualcosa in comune, perché volevano la chiave del baule, per aprirlo e  scoprire il suo segreto.
Le pressioni  sull’amica erano costanti. Ad uno ad uno, eccitati dalla curiosità, la  bombardavano di richieste, incuriosendo anche lei. La tentazione di  scoprire dove era la chiave era sempre maggiore. Nonostante questo,  l’amica si sforzava eroicamente di vincere ogni tentazione. Ma questa  diventava sempre più grande dopo che qualche cliente, avendo percorso  tutto il negozio di antiquariato e fatto molte domande e ipotesi su  quell’antica arca, si ritirava. Là si concentravano tutti i demoni di  tutte le tentazioni quasi trascinando l’amica nei luoghi più nascosti  alla ricerca della chiave per aprire il baule e, finalmente, liberare lo  spirito misterioso che vi era. Questo divenne il pane quotidiano  dell’amica per molti mesi, senza che lei lo lasciasse trasparire alla  proprietaria del negozio, senza che facesse nessuna domanda a proposito  dell’arca o della chiave che avrebbe aperto il cammino alla grande  rivelazione.
Un giorno, mentre stavano  insieme e senza persone vicine, l’amica apri l’argomento. Le raccontò  tutta la pressione esercitata quotidianamente da quella processione di  curiosi e pettegoli, le tentazioni di tutti, le congetture, il desiderio  crescente di sperimentare e il frutto proibito; infine, tutto quello  che stava succedendo da vari mesi a riguardo della chiave che potrebbe  rivelare, una volta per tutte, il grande segreto dell’antico baule. Con  molta naturalezza, anche se un po’ spaventata, la proprietaria del  negozio le fece la rivelazione sorprendente non c’è chiave per aprire il  baule! Esso è stato sempre aperto. Basta alzare il coperchio ed è tutto  chiaro. Inoltre rassicurò l’amica, dicendole che, per aver sopportato  tutta quella pressione poteva avvicinarsi subito all’antico baule,  aprirlo e vedere il suo contenuto. E volle che lo facesse davanti a lei.  Prendendola per il braccio, la condusse all’antica arca e con un gesto,  le fece capire che era autorizzata ad aprire. L’amica si abbassò e alzò  il coperchio Difatti, il baule non aveva chiave. Dentro c’era solo un  pezzo di carta, con una frase che la proprietaria del negozio aveva  ascoltato un giorno: “Agli amici diamo la Chiave del cuore, ma essi vi  entrano solo se sono invitati”                
 -José Bortolini-, Brasile